Tuesday, May 14, 2013

NOW TASTING: DJ KOZE (FEAT. MATTHEW DEAR) - "MY PLANS"


Artist: Dj Koze (Feat. Matthew Dear)
Song: My Plans
Album: Amygdala
Label/Year: Pampa Records, 2013
Che gusto ha/What does it taste like?
Cristalli di luce tagliano il buio nell'umido tunnel. L'eco del silenzio che penetra nelle molecole d'ossigeno e riempe l'aria. I passi faticano a scollarsi dal fango prima di lasciare le proprie orme. Finalmente il limpido ruscello che cattura i colori della natura. Acqua limpida e gelida che bolle e si fa spazio nel bosco tra le querce ed il canto di piccole creature. La vecchia ferrovia. Siedo su un tronco poggiato tra i sassi bianchi a pochi metri dai binari arrugginiti. Il tempo che prende il ritmo delle nuvole ed ogni tanto si sgancia inseguendo il volo di un uccello. Una farfalla e poi una nube di moscerini che si dissolve per far passare il grande serpente di lamiera. Strisce di colore fuori fuoco. Ogni tanto lo sguardo riesce a fissarsi sul volto di un
passeggero. E poi vetro, il cielo riflesso e ancora lamiera. L'urlo assordante si inacutisce prima di liberare lo sguardo che continua a muoversi per la collina.
Poggio la nuca sui muscoli tesi delle braccia, le pupille che tirano e poi si nascondono sotto le stalattiti luminose del sole.

Una traccia giocosa ed allucinata. Pigra e trascinata come un vecchio dub sudato in un'isola delle Grandi Antille e spassosamente ciclico come le ruote in fuga di una bicicletta. Oltre alla voce è evidente l'influenza dell'amico e ormai disinibito chanteur Matthew Dear.

(ENG) Crystals of light cut through the dark damp tunnel. The echo of silence penetrates into the oxygen molecules and fills the air. The steps struggle to come unstuck from the mud before they can leave their footprints. Finally, the clear stream. It captures all the colors of nature. Clear and frosty water boiling and making room for herself in the woods, just in between the oak trees and the little creatures's chants. The old railway. I sit on a log that rests among the white stones just a few meters from the rusty rails. The time takes the pace of the clouds, and once in a while unhooks itself from them to chase a bird in its flight. A butterfly and then a cloud of mosquitoes that suddenly dissolves to let the big metal-sheet snake pass by. Strips of colors out of focus. Every now and then, my eyes can fixate on the face of a passenger. And then glass, the reflection of the sky and metal-sheet again. The deafening scream sharpens just before setting my look free. My eyes keep moving and scanning the green hill even if I am not the one who guides them.
I lay my head on the tense muscles of my arms. My pupils stretch and then hide under the bright sunlight stalactites.

A playful and hallucinated track. Lazy like an old sweaty dub and comfortably cyclical just like the wheels of a bicycle on the run. In addition to the voice, you can feel the influence of his friend and by-now-uninhibited chanteur, Matthew Dear.

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