Monday, May 20, 2013

NOW TASTING: HIS CLANCYNESS - "MACHINES"

Artist: His Clancyness
Song: Machines
Album: Charade EP
Label/Year: FatCat, 2013
Che gusto ha/What does it taste like:
Nell'introduzione al brano, Jonathan Clancy presenta questa "Machines" dicendo che parla della sensazione di sentirsi intrappolati in dei meccanismi e non riuscire a modificarli. Tuttavia le atmosfere in cui ci troviamo sono tutt'altro che claustrofobiche. Più che tra i denti delle ruote di carica di un orologio a carica manuale, ci troviamo tra mulini a vento che ruotano liberi.  Movimenti ciclici che sembrano spinti da forze naturali e non da umana razionalità. E anche noi, non siamo sagome bidimensionali fatte di pixel ma uomini fatti di carne, acqua e nervi
ben tesi. Il pezzo prende via via aria fino a farci ritrovare su terreni vasti a lottare con un vento che si spinge contro il nostro petto e ci avvolge con la voce, calda e romantica, di Clancy. Le trame di cotone della maglietta si dilatano e fiumi di sabbia e di sale vanno a incanalarsi tra le sponde microscopiche che la strada ha pazientemente intagliato sulla nostra pelle, ed il cielo arrugginito delle prime ore del mattino si insinua in noi lasciandoci in bocca un gusto leggermente metallico.

La timbrica aperta e folkeggiante di Clancy sembra quella di un Kurt Vile alle prese con le sonorità rotonde e le corde tirate dei primi Interpol alle prese, a loro volta, con una stralunata cover di Springsteen.

(ENG) Jonathan Clancy introduces "Machines" saying that it is "about feeling too much part of a mechanism and not being able to shake it". However, the imageries in which we find ourselves are anything but claustrophobic. More than among the teeth of a hand-wound watch, it feels to be surrounded by freely-rotating windmills. Cyclical movements that are moven by natural forces and not by human rationality. And we, too, are not two-dimensional shapes made ​​of pixels, but humans built of flesh, water and tense nerves. The song gradually becomes more airy up to the point in which we find in the midst of vast lands contending a wind that splashes against our chest and surrounds us with Clancy's ​​warm and romantic voice. The plots of our cotton T-shirt dilate and rivers of sand and salt channel between the microscopic banks that the road has patiently carved onto our skin. And the early morning's rusty sky seeps into us leaving a slightly metallic taste in our mouth.

Clancy's open and folky timbre feels like that of a Kurt Vile dealing with the round sound and the tight strings of early Interpol dealing, in turn, with a Springsteen's dazed cover.


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