Tuesday, April 16, 2013

IN DEGUSTAZIONE: DEVENDRA BANHART

Artist: Devendra Banhart
Song: Für Hildegard Von Bingen
Album: Mala
Year: 2013
Che gusto ha/What does it taste like:
Passi lenti come una giornata intera, il rumore dei tacchi che sembra rimbombare nel silenzio del monolocale. In quelle valigie: vestiti, trucchi, libri (temi anche una tua copia autografata di "Please kill Me") e qualche foto, chissà perchè, degli ultimi tre anni trascorsi insieme. Non ci sono parole. Solo il suono dei tacchi e poi la porta che ti lascia rinchiuso nell'afoso monolocale. Niente aria condizionata. Solo un ventilatore spento. La bottiglia verde della birra gelida poggiata sul tappeto logoro di ricordi ed impregnato di feste, cenere e chissà
cos'altro. La immagini di fronte all'ascensore, impaziente, la gamba che trema, quel tacco ora ammutolito dalla moquette, un vicino antipatico che si offre di dare una mano. Ed i passi che al rallentatore si allontanano da te.

Atmosfere calde e, questa volta sì, urbane ed afose. Ha tutto il gusto di una goodbye song (anche se è noto che il nostro è felicemente fidanzato con l'artista serba Ana Kraš) che sfiora appena le consuete atmosfere freak-folk imbevute di tropicalismo a favore invece di ingredienti vagamente disco e balearic con bassi groovy, sintetizzatori e strumentazione elettronica che si integra comunque a perfezione nell'immaginario sonoro di questo suo ottavo lavoro in studio.Questo brano è stato in realtà concepito da Banhart come ode alla mistica del XII secolo Hildegard Von Bingen...reimmaginata ironicamente in chiave contemporanea, e quindi nelle vesti di una vj. 

(ENG) Steps that are as slow as a full day. The noise of heels reverberating in the silence of the studio. In those suitcases: clothes, makeups, books (you fear there may also be your autographed copy of "Please Kill Me") and a few pictures, I wonder why, of the last three years spent together. No words being spoken in the room. Only the sound of the heels, and then the door that leaves you locked inside the sultry studio. No air conditioning. A fan that isn't on. The green bottle of cold beer resting on the threadbare carpet, impregnated by memories of parties, ash, and who knows what. You picture her in front of the elevator, impatient, with her leg trembleing, those heels made speechless by the soft carpet, an obnoxious neighbor who offers to give her a help. And the steps turning away from you like in a slow motion. 

Warm urban atmospheres. It tastes like a goodbye song that barely touches the usual freak-folk sonorities sunken in Tropicalismo, in favor of disco and balearic ingredients with groovy basslines, synthetizers and electronic equipment which are perfectly integrated in the sound imagery of this eighth studio album of his. This song in reality was conceived by Devendra as an ode to the XII's century mystic Hildegard Von Bingen...ironically reimagined as a contemporary "vj on location".

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